venerdì

Chocolat

Mio nonno mi racconta ancora di quando era giovane.
Ho sentito certe storie all’inverosimile.
Mia nonna gli dice che deve smetterla di darmi segni evidenti di sclerosi da vecchio ma io gli dico che non mi ricordo perché mi piace risentirle.
Mio nonno quando mi racconta le storie mi fa sentire bene.
Perché a lui la vita ha dato di più che a me.
Sono nato con tutto.
Non ho mai lavorato, non ho mai avuto fame, non mi sono mai preoccupato per problemi materiali.
Vaffanculo.
Non ho potuto fare il bagno nei canali.
Non ero responsabile delle mie cazzate.
Mio nonno dice che era dura e che si è dovuto sbattere per avere qualcosa di più.
Io sono nato con qualcosa in meno.
Non ho mai avuto la polmonite.
Non ho mai avuto freddo.
Non ho mai provato la rabbia viscerale per essere trascurato.
Anzi, sono stato ascoltato troppo.
Sono uno stronzo irriconoscente.
Ho vissuto gran parte del lato positivo dell’esistenza ma senza l’altra metà ogni sentimento rimane spento per non poter bruciare dei suoi opposti.

Richie Rich

martedì

La notte

Mi piace la notte. Ma solo gli eccessi mi fanno apprezzare certe psichédelìe e sentire solidale con la gente. Tali spensieratezze al retrogusto di latte rancido, noncuranza artificiale che allontana un onesta inadeguatezza, amarognoli sospetti. Mi chiedo quale sia la condizione naturale. Una scollata balla in goffa attitudine, e pare accorgersene. L’amica la imita, ora è diventata una certezza. Se ne accorgono entrambe e restano lì, imbarazzate di esserlo, una mezz’oretta almeno.
Di notte non hai mai la sensazione di perdere tempo, pur dissipandolo è un riciclo costante. Di lui e di te, di te e poi di nuovo lui. Fino a confondervi, tu ti senti il tempo, eterno e un po’ a disagio. Lui è l’idiota che balla nelle tue costrette sembianze. Decolpevolizzazione, degioificazione. Indulto per chi non si sente all’altezza: ci fanno credere che tutti lo possono essere.
La notte obbligata ad aver fascino, talvolta, lo perde subito in tardi tramonti al polistirolo. In chi resiste per inerzia, caricato a molla da cheap sex and pallid glory. Lo ritrova, papilla gustativa, solo in chi le crede ciecamente. Vuole immolazione e devoto sacrificio, la Notte. Il buio di certi argonauti dell’alba grida giustizia, e un po’ di pulizia. I ballerini in camicia, alle otto del mattino, usano il sole come diapason verso di Lei. Lei li allatta con rum e eccitazioni sveglianti, li vuole tutti per Se, per possederli e donarSi a loro.
La Notte sbraita sottovoce, materna, per ammaliare i Suoi adepti. Urgenza. Stridulo di frenesia. Sembra voler vomitare sul giorno tutti gli ignavi, trattenuti dall’andarsene per non sfigurare, una mezz’oretta. Che farsene? Sembra urlare di non lesinare mai, o di dedicarsi ad altro. Urgenza. VuoLe tutto, o non ti darà nulla.

Betlemme

lunedì

Ambiziosità

Maremma puttana. Smonta le dolci come fossero mattoncini lego e scaraventa pure il vascello dei pirati nel grande solco che separa responsabilità e noia. Ho raccolto la mano di un omino con ancora in mano la spada. E infilato sulla punta della, un berretto da commodoro di plastica. O colonnello.
Tessiamo queste grigie lodi dell’ambiziosità.
Qualcuno, in questa enciclopedia, ha torto. Fate nomi e cognomi. Tali sapienti asserivano che la conoscenza brama ulteriormente se stessa. Che la sapienza anela sapienza. Mentono.
Il commodoro è annichilito da stanze spalancate, sa che mentivano. È annichilito e dalla sua detumescenza culturale di plastica mi invidia, mentre mi diletto col suo cappello da colonnello. Notare la rima interna ello ello. Poesia elettronica anch’essa annichilente.
Tessiamo queste grigie lodi della miglioria.
Il solco non mi pare poi così grande, fatemici infilare. Fatemici passare di striscio, che schifo. Mi sembri un ragazzo con delle aspettative. Ho raccolto la mano di un omino con ancora in mano la spada. Notare la scaltra ripetizione non ripetitiva. Rinotarla.
Il commodoro è annichilito in una lunga negazione. Essere rispettabili e stimati.
Tessiamole pure, queste grigie lodi dell’ambiziosità.

Betlemme

giovedì

Karma koma

L’armonia tra i sensi,un beat tranquillo di sottofondo a musica giusta che piace ma non stanca,
la soddisfazione legata al raggiungimento delle proprie aspettative, le palle vuote oltrepiù
senza problemi materiali o di spirito. Il cerchio alla testa se ne è andato, le persone che ami sono vicino a te e quelle che non ci sono più in un ricordo piacevole di sorriso e non più disperazione. Un martini con ghiaccio in mano seduto in poltrona leggendo un libro che capisci e ti fa sentire in armonia con l’autore e il mondo. Staccarsi dal senso di frustrazione dell’umanità e arrivare ad un livello superiore di contemplazione del bene e del male che non ti spaventano più. Le orecchie rilassate e un brivido di piacere lungo la schiena, la luce è quella del tramonto d’estate con la brezza profumata che vi distende gli zigomi in un’espressione della bocca assimilabile al sorriso di padre. Ecco, la linea è diventata piatta e siete ormai carne da loculo.

Panzer Lipton

lunedì

Plastica classicista, Baibie.

Killer Toad vagava assorto nei suoi aulici pensieri. Baibie lo scrutava dal basso, con un solo occhio, estasiata. Che grande uomo, diceva a se stessa, se soltanto mi togliesse questo collare.
Bessy era gelosa, non sopportava che suo marito se ne andasse in giro con una bambola gonfiabile. Per di più con una retina sciolta. Ma a Toad non importava nulla di nulla, dopo la morte del Maestro Yoda era diventato un altro.
Killer Toad era un poeta, vagava assorto nei suoi aulici pensieri. Baibie lo scrutava dal basso, con un solo occhio, estasiata. Che grande uomo, diceva a se stessa, è sicuramente l’argonauta con il pene più lungo e poi, hm, nella plastica.
Bessy era curiosa, essendosi prostituita da quando aveva sedici anni non riusciva a capire cosa significasse esser vergine, amare, concedersi. Molte poesie non poteva più viverle perciò le parevano inutili, morte. Ma a Toad non importava nulla della solitudine. È il mondo moderno Baibie, amava ripetere.
Killer Toad era un classicista, vagava assorto nei suoi pensieri pornografici. Baibie lo scrutava dal basso, strizzando l’occhio, arrapata. Che grande uomo, diceva a se stessa, se soltanto non si fosse sposato con quella puttana.
Bessy, appunto, era furiosa. Adorava certe velleità, la poesia romantica sulla coca-cola, i marmi ateniesi delle cucine, i velli d’ottone, le blog pergamene. Ma non sapeva dove cercarle. E a Toad non importava nulla, bastava guardarsi intorno per trovare tutto l’aulico di cui aveva bisogno. Vita proto-virtuale Baibie, amava ripetere.
Killer Toad ce l’aveva sempre duro. Era indeciso fra l’antico teatro della sevizia muliebre e la speme di corrodere altra plastica.


Mr. Cheat

sabato

Legacy problems

Bukowski aveva capito tutto.
Per questo beveva.
Oppure è il contrario.
Bukowski beveva.
Per questo aveva capito tutto.
Ora. milady, immagini tutto quello che non vorrebbe mai diventare e mi dica se l'immagine della decadente beona illuminata non la spaventa nemmeno un po'.
La sequenza è necessariamente questa:
Charlie è un ragazzo promettente che penetra le situazioni.
Charlie incontra la birra.
La vita di Charlie si fotte nell'alcool.
L'alcool assorbe le cazzate di cui Charlie non ha bisogno- cioè tutto tranne l'alcool- compresa la sua stessa vita, che lentadolorosamente lo saluta.
Charlie usa quel poco di testa che aveva per capire che a dispetto di ciò che si aspettava sull'esistenza quando era ancora al punto uno tutto questo ha maledettamente senso,quindi non si tira indietro; beve e scrive perchè le due cose non risultano incompatibili nella loro eccedenza.
Vede, milady, è terribilmente pauroso procedere oltre il punto uno perchè tendiamo a collegare l'avventurarsi nel punto tre (a seguito della rivoluzione introdotta da un generico punto due) alla presunta soddisfazione nel punto cinque.Da cui dovrebbe derivare l'amore per gli altri.
Ma lei non crede che Buk fosse soddisfatto. Tendeva alla misantropia perchè circondato da persone che si sbraitavano soddisfatti dell'essere saldi al loro punto uno.
Che lo annoiavano con le loro bugie.


Phaser Hilton