Povero stronzo. Io lo capisco Ahmadinejad. Insomma, lui vuole distruggere Israele. Un punto di vista discutibile, si, ma comunque una scelta politica ben precisa. Onesta anche. Senza quei giri di parole e quelle masturbazioni retoriche che piacciono tanto ai buonisti ciucciapalle di casa nostra. Lui non è contrario, diciamo socio-culturalmente, alla contingenza storica e alle scelte internazionali di Tel Aviv. Lui non si auspica un accordo bilaterale con la convergenza su sentimenti condivisi. Lui li vuole distruggere. Rimandare in mare. Vuole svuotargli il buco del culo e infilargli tutto in bocca. Li vuole spazzare via. Non pretende neanche di aver ragione. Non gliene frega un cazzo che gli diano ragione, o che gliela tolgano. Basta che non gli tolgano le armi.
Poverello. Io lo capisco se pensa che all’Onu siano dei coglioni. Se pensa che Napolitano sia un coglione. Va be, Napolitano è un coglione anche per altri motivi. Però nessuno glielo dice, a Napolitano, perché è una figura ad alta caratura istituzionale. Ma questo non c’entra. Stavamo parlando di Ahmadinejad.
Io non condivido la sua scelta di distruggere Israele. Anche se da egoista che sono non me ne frega un cazzo. Anzi un po’, visto che sto dalla mia parte, spero che l’America elimini tutti i potenziali rischi alla mia incolumità. E del resto, appunto, non me ne frega un cazzo.
Dicevo: io non la condivido la politica dell’Iran, però capisco che lui si senta costretto a negare l’olocausto, insomma, l’olocausto è il motivo per cui gli ebrei non si possono toccare. Gli ebrei e i negri sono le uniche etnie per cui un normale insulto o un legittimo desiderio di distruzione diventa ANTISEMITISMO o RAZZISMO.
Capisco che abbiano avuto dei drammi giganteschi che io non posso nemmeno immaginare. Capisco anche che tutti, o almeno quelli a cui gliene frega qualcosa degli altri, debbano evitare che si creino i presupposti perché tali drammi collettivi si ripetano.
Però.
Perché nessuno si scandalizza quando in uno stadio offendono madre, sorella, figlia e parenti defunti di un calciatore italiano mentre invece appena scatta la parola negro sono tutti pronti alla lapidazione del RAZZISTA.
Se io fossi nero mi incazzerei a morte: questa si che è discriminazione! Gli altri li possono offendere come gli pare invece me no. Io zono nero badrone e zono una razza inferiore che ha bizogno di un mucchio di zdronzi che zi zcandalizzano ze qualcuno mi offende. Questo si che è razzismo, gente.
Ma stavamo parlando di Ahmadinejad.
Ci sono alcuni fondamentalisti islamici che vogliono distruggere l’America. Ci sono degli etiopi che vogliono distruggere la Somalia. Ci sono io che voglio distruggere Napolitano, e che prima volevo distruggere Ciampi, perché secondo me non contano un cazzo non servono a un cazzo dicono un mucchio di cazzate e per di più spendono soldi nostri. Ci sono gli americani che volevano uccidere Saddam. E l’hanno fatto. Ci sono gli interisti che vogliono linciare Ronaldo. E lo faranno. Ci sono gli afgani che vogliono distruggere le truppe occidentali. Il mondo è fatto d’odio. L’uomo è fatto d’odio. È la solita storia, amici. Lo sapevamo già.
Ma Ahmadinejad è l’unico che non può nemmeno dirlo, che lui odia gli ebrei e che secondo il suo punto di vista non dovrebbero essere lì. Lui non può dirlo. Perché gli ebrei sono una specie protetta.
Ma andate affanculo. Voi e la vostra indignazione inutile. E del cazzo.
E non me ne frega un cazzo se sono volgare e se scrivo come parlo. Non me ne frega un cazzo neanche del giorno della memoria. Fa parte del mio personaggio. Theo Naftalina. La new-entry del NonNecessariamente world.
Capito molluschi?!
Coglioni del cazzo.
Theo Naftalina.
sabato
mercoledì
Faysal re dell' Iraq
Faysal indossa una maglietta gialla e un paio di jeans in piedi tra palazzi d’argento.
Sembra piccolo piccolo di fronte alla sua lei, cioè tutti e due sembrano piccoli piccoli.
Che si tengono per mano.
Con un gran vento e la luce purple si specchia sull’argento che cola.
E non ha niente da dire.
Gli entra e esce dalle orecchie portandosi via tutto così rimangono lì svuotati da sensazioni e pensieri, solo col senso di quei palazzi imminenti. Lontani tra di loro in dubbio su un discorso di cui non ricordano il titolo fermato da un autoscatto senza l’autofocus.
Egli che un tempo era stato primo re in Iraq. Ella che provava tinte strane a caso nella sala manicure del treno che portava al loro incontro sotto palazzi senza faccia.
- Sai Ignatius, sono stanca di essere sempre io, che ti sforzi sempre più, che forse non ti fa bene. Peggiorare. Così nel nostro rapporto guarda cosa mi metti ultimamente, la maglietta a fiori. Dico mi dispiace perché
Che aveva mani variopinte
Che lo aveva pregato di portarla via un secondo giusto prima di aprire bocca
- Faysal, sono Faysal ti prego cerca di chiamarmi
- sei tu a pagare per tutto questo Ignatius
- vabeneok ma non. Allora, ammettiamo che a me basti così che mi serva. Per respirare. Per raggiungere quell’attimo che di là non è concesso.
- Non posso Ignatius. Sono un’immagine vuota rapita senza un’anima. Che alimenti di strade e luce e mulinelli che non sono miei. Che mettendo al riparo finiresti per condannare alla fine peggiore
Ella che aveva due occhi in cui lui guardava il vento.
Ella un tempo. Ora piccolo mostriciattolo verde zampettante verso la fogna.
Per salvare Faysal. Faysal re dell’Iraq.
Amiga 600
Sembra piccolo piccolo di fronte alla sua lei, cioè tutti e due sembrano piccoli piccoli.
Che si tengono per mano.
Con un gran vento e la luce purple si specchia sull’argento che cola.
E non ha niente da dire.
Gli entra e esce dalle orecchie portandosi via tutto così rimangono lì svuotati da sensazioni e pensieri, solo col senso di quei palazzi imminenti. Lontani tra di loro in dubbio su un discorso di cui non ricordano il titolo fermato da un autoscatto senza l’autofocus.
Egli che un tempo era stato primo re in Iraq. Ella che provava tinte strane a caso nella sala manicure del treno che portava al loro incontro sotto palazzi senza faccia.
- Sai Ignatius, sono stanca di essere sempre io, che ti sforzi sempre più, che forse non ti fa bene. Peggiorare. Così nel nostro rapporto guarda cosa mi metti ultimamente, la maglietta a fiori. Dico mi dispiace perché
Che aveva mani variopinte
Che lo aveva pregato di portarla via un secondo giusto prima di aprire bocca
- Faysal, sono Faysal ti prego cerca di chiamarmi
- sei tu a pagare per tutto questo Ignatius
- vabeneok ma non. Allora, ammettiamo che a me basti così che mi serva. Per respirare. Per raggiungere quell’attimo che di là non è concesso.
- Non posso Ignatius. Sono un’immagine vuota rapita senza un’anima. Che alimenti di strade e luce e mulinelli che non sono miei. Che mettendo al riparo finiresti per condannare alla fine peggiore
Ella che aveva due occhi in cui lui guardava il vento.
Ella un tempo. Ora piccolo mostriciattolo verde zampettante verso la fogna.
Per salvare Faysal. Faysal re dell’Iraq.
Amiga 600
lunedì
Buon compleanno, Alice
Il tuo personaggio discredita irrimediabilmente tutto l’universo femminile. Leggendo ciò che scrivi si verrebbe avvolti dal dubbio che, mentre i pensieri e l’espressività dell’uomo si giostrano abilmente fra diversi ambiti (tipo il calcio la politica la masturbazione e le carte), quelli femminili siano incentrati esclusivamente sulla fuoriuscita di mestruazioni.
Visto che ciò accade una volta al mese, e che purtroppo i tuoi post sono più frequenti, mi viene il dubbio che tu tenti troppo spesso di imitare te stessa.
Preso atto di ciò, vorrei comunicarti ufficialmente che, se negli anni in cui il femminismo si opponeva alla casta sessualità religiosa dei benpensanti scrivere di masturbazioni pirotecniche e di stati comatosi di mignotta poteva essere originale e dirompente. Se i continui riferimenti a rapporti incestuosi in stato di ubriachezza, l’inquietudine puttanesca di cambiare partner ogni sera e l’abilità linguistica (oltre che nei pompini) nel parlare apertamente usando in continuazione termini da kamasutra abilmente alternati alla parola mestruo, poteva essere di piacevole lettura.
Ebbene, ora tutto ciò è decisamente masticato e stomachevole.
Ancor di più perché gli sconci riferimenti sessisti, ben lungi dall’essere occasionali e brillanti, finiscono ben presto per non stupire più e per far balenare nelle menti dei tuoi, spero pochi, lettori il dubbio che tu ricorra a scontatissime fantasie erotiche e a perversioni linguistiche ogni qualvolta ti accorga che il tuo discorso manca totalmente di valore estetico.
Mia mamma, che non legge dal ’93, è solita dire che un pizzico di sale rende migliore un buon piatto, ma una saliera intera non modifica di molto il gusto di un escremento. Ecco, questo è il tuo rapporto letterario con la sessualità.
Mio fratello, che fa la seconda superiore, mi ha pregato di dirti urgentemente che non vi è una funzione bivalente che collega necessariamente l’essere alternativi con il dedicare ampio fiato a discorrere di sbronze e scopate. Per di più, e questo lo dico io (che sono vecchio) a lui, il voler essere alternativi a tutti i costi, parimenti al cercare di ripercorrere strade che garantiscano l’accettazione del prossimo sotto tale etichetta, è sintomatico di grosse mancanze caratteriali. Alla voce stile.
Comunque consolati: sei giovane, il tuo personaggio può ancora peggiorare parecchio.
Buon compleanno.
Mr.Cheat
Visto che ciò accade una volta al mese, e che purtroppo i tuoi post sono più frequenti, mi viene il dubbio che tu tenti troppo spesso di imitare te stessa.
Preso atto di ciò, vorrei comunicarti ufficialmente che, se negli anni in cui il femminismo si opponeva alla casta sessualità religiosa dei benpensanti scrivere di masturbazioni pirotecniche e di stati comatosi di mignotta poteva essere originale e dirompente. Se i continui riferimenti a rapporti incestuosi in stato di ubriachezza, l’inquietudine puttanesca di cambiare partner ogni sera e l’abilità linguistica (oltre che nei pompini) nel parlare apertamente usando in continuazione termini da kamasutra abilmente alternati alla parola mestruo, poteva essere di piacevole lettura.
Ebbene, ora tutto ciò è decisamente masticato e stomachevole.
Ancor di più perché gli sconci riferimenti sessisti, ben lungi dall’essere occasionali e brillanti, finiscono ben presto per non stupire più e per far balenare nelle menti dei tuoi, spero pochi, lettori il dubbio che tu ricorra a scontatissime fantasie erotiche e a perversioni linguistiche ogni qualvolta ti accorga che il tuo discorso manca totalmente di valore estetico.
Mia mamma, che non legge dal ’93, è solita dire che un pizzico di sale rende migliore un buon piatto, ma una saliera intera non modifica di molto il gusto di un escremento. Ecco, questo è il tuo rapporto letterario con la sessualità.
Mio fratello, che fa la seconda superiore, mi ha pregato di dirti urgentemente che non vi è una funzione bivalente che collega necessariamente l’essere alternativi con il dedicare ampio fiato a discorrere di sbronze e scopate. Per di più, e questo lo dico io (che sono vecchio) a lui, il voler essere alternativi a tutti i costi, parimenti al cercare di ripercorrere strade che garantiscano l’accettazione del prossimo sotto tale etichetta, è sintomatico di grosse mancanze caratteriali. Alla voce stile.
Comunque consolati: sei giovane, il tuo personaggio può ancora peggiorare parecchio.
Buon compleanno.
Mr.Cheat
People's Temple
Li tengono contro la loro volontà. Li tengono contro la loro volontà.
Un membro del congresso. Un membro del congresso. Uccidetelo.
Poi. "Un suicidio rivoluzionario per protestare contro le condizioni di un mondo disumano."
È una setta è una setta molte sette: ad esempio, la chiesa indiana americana concilia alcuni insegnamenti cristiani con la convinzione che il peyote incarni lo spirito santo. Chi lo consuma entra in comunione diretta con Dio.
Setta? Abbiamo dei dubbi a definire religiosità e allucinazione in un rapporto reciproco.
È sicuramente una setta: anche lì, anche lì tengono 915 adepti contro la loro volontà. Lavaggio del cervello. È sicuramente una setta.
Così nel 1978 un membro del congresso si reca nella Guyana per verificare effettivamente se i 915 adepti al People’s Temple del reverendo Jim Jones sono tenuti prigionieri o semplicemente vivono in comunità la loro follia psicopatica.
Di tutta risposta questi lo fanno secco.
Successivamente, con la giusta dose di allegria, bevono un punch alla frutta condito con onesto cianuro.
Un nastro registrato consegna alla storia la voce del reverendo che incita i suoi 915 adepti a buttare giù altri punch e a ubriacarsi di un epifanico suicidio.
La società americana finalmente quieta i suoi dubbi: era una setta.
Monady Girl
Un membro del congresso. Un membro del congresso. Uccidetelo.
Poi. "Un suicidio rivoluzionario per protestare contro le condizioni di un mondo disumano."
È una setta è una setta molte sette: ad esempio, la chiesa indiana americana concilia alcuni insegnamenti cristiani con la convinzione che il peyote incarni lo spirito santo. Chi lo consuma entra in comunione diretta con Dio.
Setta? Abbiamo dei dubbi a definire religiosità e allucinazione in un rapporto reciproco.
È sicuramente una setta: anche lì, anche lì tengono 915 adepti contro la loro volontà. Lavaggio del cervello. È sicuramente una setta.
Così nel 1978 un membro del congresso si reca nella Guyana per verificare effettivamente se i 915 adepti al People’s Temple del reverendo Jim Jones sono tenuti prigionieri o semplicemente vivono in comunità la loro follia psicopatica.
Di tutta risposta questi lo fanno secco.
Successivamente, con la giusta dose di allegria, bevono un punch alla frutta condito con onesto cianuro.
Un nastro registrato consegna alla storia la voce del reverendo che incita i suoi 915 adepti a buttare giù altri punch e a ubriacarsi di un epifanico suicidio.
La società americana finalmente quieta i suoi dubbi: era una setta.
Monady Girl
giovedì
Lunedì
Chi costruisce i modellini della Mondadori, comprando un pezzo ogni lunedì, sarebbe capace di uccidere.
Ontario Lioton
Ontario Lioton
lunedì
Que viva Mexico
Il desiderio di definire se stessi nell’opposizione ad un alterità genera chimere. La musica commerciale. I ricchi. I comunisti. I film di Natale. I film da intellettuali tipo il Godard incomprensibile in cui ogni personaggio parla la sua lingua. Senza sottotitoli. Oppure Ejzenstejn. Chi non ha visto almeno cinque volte QUE VIVA MEXICO di Ejzenstejn?!
Ora, pur riconoscendo che criticare gli altri è un onanismo adito soltanto a sentire nelle mani il valore del proprio cazzettino. Insomma, non riuscendo a darsi nessun valore attivo, l’unica soddisfazione sta nel sentirsi “diversi da”.
Bé, pur riconoscendolo sugli altri e in primo luogo su di me, non posso fare a meno, dopo una breve pera di Mtv, di dire che i Finley mi fanno cagare.
Eppure il tuo stesso nome, signor inganno, fa sperare che tu possa provare stima per chi, pur non avendo nulla da dire, fa un sacco di soldi. Dice.
Si, dico, potrei anche stimarli. Stimarli come specchio della contemporaneità, si. Ma la loro musica mi fa vomitare le budella. Mi fanno venir voglia di essere sordo. Come Fabri Fibra. Porca puttana.
Sei contraddittorio. Dice.
Certo, dico, ma lo dico con meno faccia tosta del solito. Più pensieroso.
Ci definiamo nell’odio verso le forme di cultura che contraddistinguono la nostra epoca. Nell’odio verso i Reality Show, verso l’ignoranza di un rapper ritardato mentale. Ci descriviamo nella contrapposizione alle lotterie e ai telequiz a premio. Riconosciamo il nostro essere colti ripudiando Federico Moccia.
Ricerchiamo noi stessi in qualche classico un po’ noioso, mettiamo Ejzenstejn in vetrina senza alcuna intenzione di tirarlo giù. Compriamo un chilo emmezzo di raffinato Jazz.
Poi accendiamo la tv e ci mettiamo a mangiare brufolose merendine.
La questione è questa: seguiamo i fenomeni mediatici della contemporaneità perché essi, essendo spazzatura, ci permettono di sentirci migliori. E allo stesso tempo ci rispecchiano alla perfezione.
Mr.Cheat
Ora, pur riconoscendo che criticare gli altri è un onanismo adito soltanto a sentire nelle mani il valore del proprio cazzettino. Insomma, non riuscendo a darsi nessun valore attivo, l’unica soddisfazione sta nel sentirsi “diversi da”.
Bé, pur riconoscendolo sugli altri e in primo luogo su di me, non posso fare a meno, dopo una breve pera di Mtv, di dire che i Finley mi fanno cagare.
Eppure il tuo stesso nome, signor inganno, fa sperare che tu possa provare stima per chi, pur non avendo nulla da dire, fa un sacco di soldi. Dice.
Si, dico, potrei anche stimarli. Stimarli come specchio della contemporaneità, si. Ma la loro musica mi fa vomitare le budella. Mi fanno venir voglia di essere sordo. Come Fabri Fibra. Porca puttana.
Sei contraddittorio. Dice.
Certo, dico, ma lo dico con meno faccia tosta del solito. Più pensieroso.
Ci definiamo nell’odio verso le forme di cultura che contraddistinguono la nostra epoca. Nell’odio verso i Reality Show, verso l’ignoranza di un rapper ritardato mentale. Ci descriviamo nella contrapposizione alle lotterie e ai telequiz a premio. Riconosciamo il nostro essere colti ripudiando Federico Moccia.
Ricerchiamo noi stessi in qualche classico un po’ noioso, mettiamo Ejzenstejn in vetrina senza alcuna intenzione di tirarlo giù. Compriamo un chilo emmezzo di raffinato Jazz.
Poi accendiamo la tv e ci mettiamo a mangiare brufolose merendine.
La questione è questa: seguiamo i fenomeni mediatici della contemporaneità perché essi, essendo spazzatura, ci permettono di sentirci migliori. E allo stesso tempo ci rispecchiano alla perfezione.
Mr.Cheat
mercoledì
Tributo a Marin Faliero
(da pronuciarsi col tono del commentatore della pubblicità di una nota bevanda da aperitivo per astemi- Crodino l'analcolico biondo fa impazzire il mondo-)
La vita è una macchina con gli abbaglianti
gli uomini moscerini su una strada di notte.
Alcuni vengono illuminati ma si spappolano
altri notano l'effimero della luce e vivono più a lungo.
Lioton the wanton
La vita è una macchina con gli abbaglianti
gli uomini moscerini su una strada di notte.
Alcuni vengono illuminati ma si spappolano
altri notano l'effimero della luce e vivono più a lungo.
Lioton the wanton
lunedì
Friends
Entrando andai a sbattere contro una, mi girai come sempre per una forma di cortesia naturale ma lei andava avanti senza voltarsi. Anch’io dovrei pensavo quando lo vidi e mi mosse un sentimento di odio colpevole. Sapevo. Che mi avrebbe guardato con un fare serio di disponibilità da amico, avrebbe detto qualcosa di simpatico che dimostrasse il suo interesse per me avrebbe usato quella forma di ironia sottile a cui non avrei saputo rispondere lì per lì. Che la risposta giusta mi sarebbe venuta dopo e rimproverandomi per aver perso una buona occasione di fare bella figura ai suoi occhi avrei sfoggiato la mia ironia di riserva a caso in una situazione successiva destando il suo stupore. E che poi avrei passato il resto della discussione chiedendomi se per caso non l’avevo offeso con quell’uscita gratuita e che dopotutto i suoi sentimenti erano sinceri. Inevitabile come passare da una strada del monopoli lastricata di ingressi non miei. Prevedevo il baratro dell’autostima. Mentre gli andavo incontro progettando l’architettura di un discorso che sarebbe puntualmente crollato pensavo la sua più grande arma era la spontaneità. Oppure saper fingere spontaneità talmente bene da far sentire in colpa chiunque cercasse falsità nelle sue azioni. In quell’occasione stava leggendo e sembrava che non mi avesse visto. Preciso che avrebbe potuto anche essersi accorto della mia presenza ma ogni lineamento del suo viso mi sputava in faccia l’inconfondibile candore di una persona imperturbabilmente immersa nella lettura. Preciso non immersa in modo volgare tipo con la testa dentro al libro con un fare quasi sospetto di rifiuto aprioristico del mondo esterno. Era l’incarnazione della persona concentrata con sguardo attento testa sollevata leggermente chinata in avanti e libro più in basso, di una compostezza elegante ma non statuaria. La constatazione mi permise di valutare la mossa con cui mi sarei infilato nella fastidiosa posizione di sottoposto. Procedere senza dire nulla era impossibile entrambi lo sapevamo. Ergermi a dissodatore di rapporti avrebbe seminato sui nostri interscambi un velo di incapacità da parte mia pregiudizievole per incontri futuri. Salutarlo stava a interrompere il candore della sua concentrazione come asciugarsi le mani nelle tende di casa. Si sarebbe girato con lo sguardo ancora rapito dal libro e mi avrebbe osservato per un attimo con un aria di comprensione paterna per i miei modi impacciati interrogandosi su cosa cercassi da lui attraverso quella strana costruzione mentale-linguistica con cui l’avevo sommerso immediatamente dopo i saluti. Poi con qualche semplice parola mi avrebbe messo a mio agio e io avrei mostrato due grandi occhi di riconoscenza per essermi sentito considerato come di solito non accade nelle conversazioni normali. Realizzai quanto fosse naturale che le ragazze si precipitassero a terra di fronte ad un tipo come lui ma almeno ero riuscito a giustificare parte dell’odio. O forse neanche. Feci un respiro lungo e mi avviai verso l’inevitabile.
Quincey Morris
Quincey Morris
sabato
Cristiani pagani e sfigati
Lollo Pastafrollo: “L’autodeterminazione porta alla follia”
Il violento: “Quello che dici, comunque, non ha senso. Non puoi credere in Dio perché ti piace il vangelo.”
Lollo Pastafrollo: “Secondo me lo pensi tu.”
Il violento: “Ah bè, grazie che lo penso io. L’ho detto. Non fare come Sourmash, che quando non sa cosa dire dice che non si dovrebbe parlare di nulla perché non ci si comprende.”
Frapancepescapa: “Che poi è vero. Perché ognuno crede di aver capito qualcosa che agli altri è sfuggito.”
Lollo Pastafrollo: “Hai ragione. Relatività è la parola giusta. Però
Frattura Plot: “Si, il tema della relatività è un jolly. Lo puoi mettere dove vuoi. Come le patatine fritte.”
Lollo Pastafrollo: “Però io non ti sto dicendo che credo in un Dio perché così, ho deciso di credere, mi va, sono nato qui e allora credo in questo Dio. Io ti dico che riscontro nella realtà il valore del vangelo, che
Grepetapa: “MA COME?! Scusa io leggo un libro che mi piace e allora mi metto a dire che l’autore è Dio?!”
Il Violento: “INFATTI! Il ragionamento è al contrario. Io credo in Dio, e quindi di conseguenza prendo per vero il vangelo. Che è la di Dio!”
Grepetapa: “Eh si! Pastafrollo, ma che cristiano sei?”
Frattura Plot: “Infatti io glielo dico sempre che lui non è cristiano. Lui si è inventato una religione sua. I cristiani veri siete voi. E infatti la vostra posizione non ha senso.”
Frapancepescapa: “Secondo me il fatto che Pastafrollo faccia fatica a spiegarsi è frutto di una posizione complessa e molto profonda. Invece voi, scusate, perché credete in Dio e non in Allah? Solo perché siete nati qui? Ci dev’essere qualcosa di più!?”
Il Violento: “Noi crediamo in Dio e basta.”
Lollo Pastafrollo: “Ah ah. Allora siete voi gli sfigati! Anch’io sono sempre andato in parrocchia perché c’erano i miei amici e sono andato a messa perché ci andavano i miei genitori. Ma adesso sto capendo il vangelo. Mi manca ancora molto da capire ma, insomma, è il vangelo, quello che dice, l’amore, il messaggio che c’è dietro
Grepetapa: “Ma la cosa importante è credere che Dio è Dio. Poi viene il resto.”
Lollo Pastafrollo: “A me non interessa la vita eterna, non so neanche se ci credo. A me interessa l’amore. Io ci trovo qualcosa capite
Frapancepescapa: “La spiritualità è una ricerca. Anch’io a modo mio trovo Dio, che non è un dogma religioso, ma qualcosa di più intimo
Il violento: “Comunque il vostro problema è che cercate di spiegare razionalmente un atto di fede che non è razionale. Io ci credo e basta. Non rompetemi il cazzo.”
Frapancepescapa: “Chiediti perché credi in un Dio e non in un altro, però.”
Frattura Plot: “Perché ne ha bisogno. Di uno qualsiasi.”
Il Violento: “Che sfigato!”
Lollo Pastafrollo: “Vado a prendere le pizze. Al massimo ne parliamo dopo.”
Testimonianza di Frattura Plot
Il violento: “Quello che dici, comunque, non ha senso. Non puoi credere in Dio perché ti piace il vangelo.”
Lollo Pastafrollo: “Secondo me lo pensi tu.”
Il violento: “Ah bè, grazie che lo penso io. L’ho detto. Non fare come Sourmash, che quando non sa cosa dire dice che non si dovrebbe parlare di nulla perché non ci si comprende.”
Frapancepescapa: “Che poi è vero. Perché ognuno crede di aver capito qualcosa che agli altri è sfuggito.”
Lollo Pastafrollo: “Hai ragione. Relatività è la parola giusta. Però
Frattura Plot: “Si, il tema della relatività è un jolly. Lo puoi mettere dove vuoi. Come le patatine fritte.”
Lollo Pastafrollo: “Però io non ti sto dicendo che credo in un Dio perché così, ho deciso di credere, mi va, sono nato qui e allora credo in questo Dio. Io ti dico che riscontro nella realtà il valore del vangelo, che
Grepetapa: “MA COME?! Scusa io leggo un libro che mi piace e allora mi metto a dire che l’autore è Dio?!”
Il Violento: “INFATTI! Il ragionamento è al contrario. Io credo in Dio, e quindi di conseguenza prendo per vero il vangelo. Che è la di Dio!”
Grepetapa: “Eh si! Pastafrollo, ma che cristiano sei?”
Frattura Plot: “Infatti io glielo dico sempre che lui non è cristiano. Lui si è inventato una religione sua. I cristiani veri siete voi. E infatti la vostra posizione non ha senso.”
Frapancepescapa: “Secondo me il fatto che Pastafrollo faccia fatica a spiegarsi è frutto di una posizione complessa e molto profonda. Invece voi, scusate, perché credete in Dio e non in Allah? Solo perché siete nati qui? Ci dev’essere qualcosa di più!?”
Il Violento: “Noi crediamo in Dio e basta.”
Lollo Pastafrollo: “Ah ah. Allora siete voi gli sfigati! Anch’io sono sempre andato in parrocchia perché c’erano i miei amici e sono andato a messa perché ci andavano i miei genitori. Ma adesso sto capendo il vangelo. Mi manca ancora molto da capire ma, insomma, è il vangelo, quello che dice, l’amore, il messaggio che c’è dietro
Grepetapa: “Ma la cosa importante è credere che Dio è Dio. Poi viene il resto.”
Lollo Pastafrollo: “A me non interessa la vita eterna, non so neanche se ci credo. A me interessa l’amore. Io ci trovo qualcosa capite
Frapancepescapa: “La spiritualità è una ricerca. Anch’io a modo mio trovo Dio, che non è un dogma religioso, ma qualcosa di più intimo
Il violento: “Comunque il vostro problema è che cercate di spiegare razionalmente un atto di fede che non è razionale. Io ci credo e basta. Non rompetemi il cazzo.”
Frapancepescapa: “Chiediti perché credi in un Dio e non in un altro, però.”
Frattura Plot: “Perché ne ha bisogno. Di uno qualsiasi.”
Il Violento: “Che sfigato!”
Lollo Pastafrollo: “Vado a prendere le pizze. Al massimo ne parliamo dopo.”
Testimonianza di Frattura Plot
giovedì
New year same shit
Lollo Pastafrollo: “Capezzone parla di eutanasia come fossero caramelle”
Il Violento: “Sfigaaaaato”
Grepetapa: “Io considero la vita un dono. Un dono che non si può gettare via. In ogni caso.”
Frattura Plot: “Ma VOI non credete che uno possa scegliere di suicidarsi?”
Grepetapa: “Se uno vuole suicidarsi significa che è malato. E va aiutato”
Frattura Plot: “Ma come. Cioè. Al di là dell’eutanasia. Insomma. Voi non credete che
Lollo Pastafrollo: “Ti faccio un esempio. Un ragazzo alla casa della carità ha ucciso un marocchino che aveva stuprato sua sorella. Aveva sedici anni.”
Frapancepescapa: “Chi?”
Lollo Pastafrollo: “Lui. L’hanno messo in prigione, gli hanno fatto di tutto e lui ha provato quattro volte a suicidarsi. Anche suo padre si è suicidato poi. Poi, dopo che gli hanno impedito di morire e l’hanno salvato quattro volte lui ha capito il valore della vita. Adesso c’ha trent’anni. Sta finendo la condanna. Fa dei lavoretti. Viene alla casa della carità. Ed è contento. Insomma...”
Frattura Plot: “Va bè certo è un esempio. Ma voi non credete che una persona, ad un certo punto, possa lucidamente scegliere di suicidarsi?”
Grepetapa: “Uno che sceglie di suicidarsi non è lucido”
Frattura Plot: “Ma insomma voi credete che se uno non
Lollo Pastafrollo: “La vita è un dono.”
Frattura Plot: “Si è un dono. Anche per me lo è. Ma se uno a un certo punto non lo vuole più questo dono, chi sei tu per dire che si sbaglia?! Non le avete lette le lettere di Wherter?!”
Lollo Pastafrollo: “Ma si. Ma anche Kurt Cobain. Solo che lui, he he, lui era strafatto quando si è sparato.”
Frattura Plot: “Anche Ian Curtis allora. La storia è piena di gente magari più lucida e profonda di noi che, per un motivo o per l’altro ha scelto di dire basta. E chi sei tu per
Lollo Pastafrollo: “Tu ti fai colpire da questi esempi. Da questi eroi romantici!”
Frattura Plot: “Invece tu ti fai colpire solo da chi è stato redento dalla fede!”
Frapancepescapa: “Comunque quello che state dicendo non c’entra un cazzo con l’eutanasia.”
Il Violento: “Bravi sfigaaaaaati.”
Testimonianza di Frattura Plot
Il Violento: “Sfigaaaaato”
Grepetapa: “Io considero la vita un dono. Un dono che non si può gettare via. In ogni caso.”
Frattura Plot: “Ma VOI non credete che uno possa scegliere di suicidarsi?”
Grepetapa: “Se uno vuole suicidarsi significa che è malato. E va aiutato”
Frattura Plot: “Ma come. Cioè. Al di là dell’eutanasia. Insomma. Voi non credete che
Lollo Pastafrollo: “Ti faccio un esempio. Un ragazzo alla casa della carità ha ucciso un marocchino che aveva stuprato sua sorella. Aveva sedici anni.”
Frapancepescapa: “Chi?”
Lollo Pastafrollo: “Lui. L’hanno messo in prigione, gli hanno fatto di tutto e lui ha provato quattro volte a suicidarsi. Anche suo padre si è suicidato poi. Poi, dopo che gli hanno impedito di morire e l’hanno salvato quattro volte lui ha capito il valore della vita. Adesso c’ha trent’anni. Sta finendo la condanna. Fa dei lavoretti. Viene alla casa della carità. Ed è contento. Insomma...”
Frattura Plot: “Va bè certo è un esempio. Ma voi non credete che una persona, ad un certo punto, possa lucidamente scegliere di suicidarsi?”
Grepetapa: “Uno che sceglie di suicidarsi non è lucido”
Frattura Plot: “Ma insomma voi credete che se uno non
Lollo Pastafrollo: “La vita è un dono.”
Frattura Plot: “Si è un dono. Anche per me lo è. Ma se uno a un certo punto non lo vuole più questo dono, chi sei tu per dire che si sbaglia?! Non le avete lette le lettere di Wherter?!”
Lollo Pastafrollo: “Ma si. Ma anche Kurt Cobain. Solo che lui, he he, lui era strafatto quando si è sparato.”
Frattura Plot: “Anche Ian Curtis allora. La storia è piena di gente magari più lucida e profonda di noi che, per un motivo o per l’altro ha scelto di dire basta. E chi sei tu per
Lollo Pastafrollo: “Tu ti fai colpire da questi esempi. Da questi eroi romantici!”
Frattura Plot: “Invece tu ti fai colpire solo da chi è stato redento dalla fede!”
Frapancepescapa: “Comunque quello che state dicendo non c’entra un cazzo con l’eutanasia.”
Il Violento: “Bravi sfigaaaaaati.”
Testimonianza di Frattura Plot
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